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CANTO E MUSICA COME EDUCAZIONE,
FORMA D’AGGREGAZIONE E D’EVANGELIZZAZIONE

Senza dubbio un ruolo principale è svolto dal linguaggio musicale, che per giovani e adolescenti è forse oggi, se non la sola, certamente la via privilegiata della comunicazione. Il motivo va ricercato in quella cultura che tende a privilegiare il piano emotivo piuttosto che quello riflesso e razionale. In tale contesto culturale il canto e la musica sono privilegiati, poiché, comunicando specialmente le emozioni dell’artista, tendono a provocare il coinvolgimento emotivo dell’ascoltatore e a stimolarne le risposte.

La figura del cantautore non è certamente una novità nel panorama musicale, ma trova una coerente anticipazione già nella Bibbia, nel Vecchio Testamento, nella figura di Davide. In I Samuele 16,18, parlando di lui si dice: Rispose uno dei giovani «Ecco, ho visto il figlio di Iesse il Betlemmita: egli sa suonare ed è forte e coraggioso, abile nelle armi, saggio di parole, di bell’aspetto e il Signore è con lui…».
Il cantautore d’ispirazione cristiana che serve Dio con la sua musica non può che considerare seriamente l’esempio di Davide, curando e sviluppando il talento, prima di tutto, per essere un bravo professionista degno della corte del Re dei re. Nel Medioevo un ruolo importante lo ebbero i giullari e i menestrelli nelle corti o sui sagrati delle chiese. In quest’ultimo caso, rappresentavano una sorta d’alternativa alla tendenza che portò poi al «gregoriano fiorito», forma di canto liturgico non popolare eseguito da specialisti.

Da queste premesse possiamo comprendere che il cantautore cristiano non sia comparso improvvisamente, ma ha alle spalle una tradizione e una lunga storia. Oggi il cantautore cristiano sente il bisogno di cantare i valori primari ed autentici, i sentimenti semplici e genuini, ma non per questo banali, di proclamare la speranza in un mondo oppresso dall’angoscia e dal non senso, di promuovere nuovi rapporti tra le persone in una società disgregata ed individualista. Ideale banditore sulle piazze di mille città, il cantautore cristiano grida forte il suo messaggio, che non è rivolto più soltanto ai credenti, ma a tutti, anzi, in modo particolare, ai lontani.
Egli è così la voce di una Chiesa che vuole farsi compagna della gente, per parlare il suo stesso linguaggio, per meglio confrontarsi con i suoi problemi e domande; inoltre, è pienamente inserito nel suo tempo e tra la sua gente che conosce ed ama. Egli non dimentica che gli viene chiesto un importantissimo servizio: quello di far cantare e pregare il popolo di Dio. Il CANTO e la MUSICA da sempre hanno accomunato le genti a prescindere dal Credo, dalla razza e dalla lingua. Oggi i giovani (e non solo) si riuniscono, formano gruppi, si aggregano, sentono il «bisogno» di comunicare, di stare semplicemente insieme e riscoprire i valori fondamentali della vita: cantare o comporre è un dono di Dio, un talento che non può essere nascosto. Occorre quindi farlo fruttificare in pienezza per metterlo al servizio del bene comune, sia nel campo ecclesiale sia in quello dell’annuncio ad extra. Il ruolo del cantautore/cantante sarà allora oggi quello di essere anzitutto un testimone dell’incontro dell’uomo con Dio e poi un operatore culturale che, producendo cultura, la riveste della ricchezza della visione evangelica, di un mondo che vive nella carità e nella solidarietà e cammina verso Dio.